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Cronache dell’Armata: Storie…

Il rugby è fatto di storie.

Non erano proprio “quattro gatti” i rugbisti che, sabato 20 aprile, hanno partecipato alla XVI edizione della “Four Cats Cup”.
Sui campi dell’ “Angelo Gobbato” di Vicenza si sono infatti ritrovate sedici squadre “Old” provenienti un po’ da tutta Italia.

Più di 250 irriducibili “veterans” (se la matematica non è un’opinione) che si sono affrontati senza risparmio in una giornata che, senza essere primaverile, ha regalato anche qualche sprazzo di sole.

Il sorteggio ha visto l’Armata contrapposta ai GranchiAvanti di Falconara, ai Veci Moltoni di Monetcchio e ai veronesi dei Cangrandi.
Il risultato finale, con due vittorie abbastanza nette e un pareggio (un po’ condizionato dall’arbitraggio), è frutto di un gioco di squadra solido e concreto.

Fin qui la cronaca… che però, come sempre, non è tutto.
Il rugby come la vita ha bisogno di storie.

Un gioco che non finisce sul campo, ma che continua, tra i bicchieri di birra tracannati nelle club house, non può infatti esistere senza racconti, scritti o pronunciati che siano.
Il rugbista è una specie che racconta, che tramanda, che condivide il passato per conservare intatta la ricchezza e il senso di uno sport insensato.
Il racconto, come la palla, va passato ai compagni che vengono dietro di noi.

Per questo anche la giornata di sabato, accanto alla cronaca, deve contenere una storia.
Una storia che verrà raccontata per molto tempo tra le risate e gli ammiccamenti di chi potrà vantare di esserci stato e che, come spesso avviene, non è la storia di una grande realizzazione, ma la storia di una meta mancata.
La storia di quella partita pareggiata (contro i Veci Moltoni), che avrebbe potuto andare diversamente se “Lallo”….

“Lallo” è l’ala che arriva in sostegno.
Per una volta si trova nel posto giusto, con il tempo giusto al momento giusto.
Vede la palla alzata davanti a lui, vede, a pochi passi, la linea di meta e tra lui, la palla e la meta, il vuoto assoluto.
“Basta schiacciare” sembra scritto su quella palla ovale che pare sospesa, facile-facile, davanti alle sue mani.
Avviene tutto in un secondo.
Quel secondo che non puoi cambiare, quel minuscolo pezzo di destino che non puoi spostare, quella palla bastarda che non si fa prendere e ti rimbalza sulle dita.
“Lallo” quasi non sente la corale selva espressioni ingiuriose alle sue spalle perché viene sovrastata dal moccolo spropositato che gli rimbomba dentro e non esce dalla gola.
Un secondo ed è già storia da terzo tempo.
Come il rigore mancato da Baggio alla finale dei mondiali.
Come il palo di Garbisi allo scadere di Francia Italia.
Come quello che è già successo anche ai migliori e che accadrà ancora.

“Lallo” adesso è parte di quei racconti che sopravviveranno al tempo e può ascoltare la sua storia, accanto ad altre come la sua, sorridendo, come è suo solito.

Del resto, per citare una canzone: non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore.
Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia e chi,come “Lallo”, gioca a rugby con un improbabile gruppo di vecchi scapestrati può star sicuro di averne d’avanzo.

Storie che si creano e storie che ritornano.
Pochi dell’Armata hanno riconosciuto al torneo, con la maglia biancorossa dei vicentini, un vecchio compagno dei tempi passati.
“Gnam Cat” (vicentino e magnagatti off course) era uno di quelli del campo di Mellaredo.
Sono altre storie, altri ricordi,
Come quella volta che abbiamo giocato a rugby sulle montagne di terra….
Io c’ero e se non ci credete fatevelo raccontare.

Michele “Eta Beta” Lacchin

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