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Cronache dell’Armata: non erano quattro gatti

Sabato, allo Stadio Angelo Gobbato di Vicenza, si è svolta la 15esima edizione della Four Cats Cup, il torneo tradizionalmente organizzato dalla locale squadra dei “Quatro Gati” in onore della celebre specialità culinaria berica a base di felino.

Sui campi del “Gobbato” l’Armata si è presentata a ranghi ridotti falcidiata da infortuni, malattie e sfighe varie.
Un numero di giocatori appena sufficiente che si è anche assottiglia durante gli incontri, tanto da richiedere l’entrata in campo addirittura di coach “Cinghio” e il rimescolamento dei ruoli.
Sarebbe dunque facile ricorrere al piú classico gioco di parole e descrivere i miranesi come una compagine fatta di “quattro gatti”.
Tuttavia sarebbe un errore madornale perché, a ben guardare, i 15 in campo non sono mai stati soli.
Al loro fianco c’era infatti l’intera Armata bianconera ad iniziare dalla nutrita rappresentanza di infortunati che, zoppicando e sacramentando per non poter giocare, ha comunque voluto esserci per tifare a bordo campo (eroici !).

Nei manuali del rugby non si parla mai della forza che può essere trasmessa dagli assenti, ma, almeno in questa occasione, è chiaro che ha avuto un ruolo decisivo.
Una squadra “vera” del resto si vede anche da questi particolari: si riconosce dall’impegno di chi veste la maglia e deve onorarla e dal sostegno di chi forzatamente è “fuori” e ha fiducia nei compagni.

Tra le 15 squadre che partecipavano al torneo le tre avversarie dell’Armata scelte dal sorteggio sono state: la compagine di casa dei Quattro gatti, i trentini del Tor e i veronesi del West Verona.

In particolare l’incontro piú atteso era quello con gli amici di Trento: una squadra tosta oltretutto alla ricerca di una rivincita dopo la recente sconfitta subita al Lido.
Di fronte ai bianconeri e ai suoi numerosi esordienti i trentini si sono dovuti sudare una vittoria di misura (che di fatto richiederá la “bella”).
La loro esultanza alla fine è stata la prova piú limpida del fatto che l’Armata in campo non era una formazione di secondo livello, ma alla pari con quella affrontata in laguna.
Una prova limpida e senza sbavature (che ha meritato gli irrituali complimenti dell’arbitro “Vaporetto”) e che è stata confermata dalla partita successiva contro il West.

Con i veronesi dell’Ovest, difeso il pareggio, facendo ricorso agli ultimi residui di fiato e di energia, l’ Armata ha comunque  insistito a cercare la vittoria anche a tempo ormai rosso.
L’urlo di “Ringo” che ha accompagnato una delle ultime cariche è stato, non abbiamo dubbi, l’urlo dell’intera Armata.
Un Armata che a Vicenza c’era tutta, nessuno escluso: altro che quattro gatti.

Michele “Eta Beta” Lacchin

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