Sabato 21 giugno, a Mirano, con l’incontro tra la selezione del CORV e l’Armata Brancaleon si è chiusa la stagione rugbistica Old.
Nel nostro mondo scombinato appare normale che la fine arrivi un mese dopo una finale.
D’altro canto si tratta di una fine che non finisce nulla ma che al massimo sospende.
Ci saranno quindi altre finali e poi, via via, altre ancora, senza fine.
Quello della fine che non arriva mai è un paradosso affine al concetto di infinito.
Ci aveva pensato pure Zenone d’Elia, secondo cui non si può mai raggiungere la fine di uno spazio come un campo da rugby.
Prima, infatti, bisognerebbe raggiungere la metà campo, e poi la metà della metà e così via, senza mai arrivare alla linea di meta.
Poichè Zenone è vissuto secoli prima di William Web Ellis è dubbio che abbia potuto cimentarsi nel gioco della palla ovale, tuttavia, l’idea di dover raggiungere quella maledetta riga centimetro dopo centimetro è, in fondo, alla base del nostro sport.
Se la vita dell’Armata è un infinito paradosso, la permanenza, la costanza e la forza delle cose che non cambiano è un vero miracolo.
Di finale in finale, nonostante il tempo continui a fluire inesorabile, qualcosa infatti rimane intatto e immutato nelle persone.
È esattamente questo qualcosa che permane, questa identità, che merita di essere celebrata.
Così è stato nella grande festa che ha avuto luogo in versione estiva sul campo B.
Persone nuove che affrontano l’immutabile rito della “matricola”, nuove canzoni che suonano come quelle vecchie, nuove risate per i soliti scherzi.
Anche il capitano si annuncia nuovo nonostante rimanga il vecchio.
Quanto alla partita, che pure bisognerà parlarne, ha dimostrato le difficoltà che una formazione eterogenea trova nell’affrontare una squadra omogenea, con i ruoli definiti e schemi collaudati.
C’è spazio quindi perché tutte le nuove leve dell’Armata si mettano in evidenza e per mettere in pratica quanto provato in allenamento.
Come sempre vince il rugby.
Rugby Mirano 1957 ASD – Michele “Eta Beta” Lacchin