Cronache dell’Armata: CORV e Corvina

Alcune tappe dello (S)campionato, che si gioca sotto il simbolo del nero uccello del CORV, rivestono un significato particolare.
Quella dello scorso sabato 5 novembre, in casa degli amici del Valpo, è sicuramente una di queste.

Narra infatti una leggenda che, un tempo, le colline della Valpolicella fossero interamente coltivate con uve a bacca bianca, particolarmente amate dai corvi.
Per difendere i grappoli dai volatili, gli agricoltori della zona ricorrevano ad ogni mezzo e quando potevano, non esitavano ad ucciderli, senza pietà.
Un giorno però un contadino dal cuore tenero, trovando un piccolo corvo ferito ad un’ala tra le vigne, decise di curarlo.
Il piccolo corvo, tornato a volare, in segno di gratitudine trasformò l’uva bianca del generoso contadino in una versione dello stesso colore delle sue piume.
Nacque in tal modo il capostipite della Corvina, il vitigno tipico veronese da cui si ricavano, tra gli altri, l’Amarone, il Recioto e il Bardolino.

Non vi è dubbio pertanto che le squadre che vengono a giocare su queste colline, unite dal corvinesco marchio rugbistico, debbano rendere doveroso omaggio sia alla palla ovale che al dio Bacco.

Gli avventurosi Armati che, come è noto, amano le leggende, hanno tenuto fede alla tradizione, cercando di dare il loro meglio sul campo, contro il Valpolicella e le Jene del Badia, per poi affrontare, con la medesima baldanza, il terzo tempo.

Il risultato del campo tra Old non ha importanza ma è giusto riferirlo, per rendere doveroso omaggio agli avversari: il Valpo si è imposto di misura (2 mete a 1) mentre la sfida con le Jene è finita pari (con 2 mete per parte).
Entrambe belle partite, corrette e combattute nel miglior spirito OLD e per dirla nella lingua di William Web Ellis, “They are all good guys and we had a lot of fun”.

I brancaleoni, guidati dal loro vicecapitano, si sono però, come sempre distinti soprattutto nel Terzo Tempo, brindando a Padre Abramo e al dio Bacco (che non è una imprecazione blasfema) con Corvina nera come le ali del CORV.

Non vi preoccupate: Bricola è tornato a casa seguendo le traiettorie che usa in Canal Grande (il zigozago) ma tutto intero.

Michele “Eta Beta” Lacchin.

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