Ventidue stagioni in bianconero, ventidue annate di puro amore per il Mirano.
Domenica scorsa al “Bianchi”, a margine della sfida contro il C.U.S. Padova, tutti si sono stretti attorno a Luca Negrato e Andrea Zabbeo, che a fine stagione chiuderanno con l’agonismo.
L’occasione è stata l’ultima gara casalinga di un’annata di B più che positiva, con una premiazione dedicata a Luca e Andrea, parte della grande famiglia rugbistica miranese da oltre un ventennio.
Iniziarono entrambi nel 2003-2004. Tanto per dare un’idea, il 2003 fu l’anno dell’adozione ufficiale della bandiera dell’Unione Europea, l’anno del ritiro dalla pallacanestro di Michael Jordan, l’anno soprattutto in cui l’Italia riuscì per la prima volta a non chiudere in ultima posizione il Sei Nazioni: succedeva tra febbraio e marzo, in azzurro c’era ancora Dominguez, mesi dopo Negrato e Zabbeo iniziavano la loro avventura a Mirano.
Serie A, girone B, allenatore Zorzi, presidente Pellizzon.
Da quel giorno tante partite e altrettanta passione bianconera.
Numeri importanti, anzi importantissimi, maturati nell’arco che va dal 2003/2004 al 2024/2025, la stagione che sta per concludersi.
Luca Negrato, l’uomo che è andato ben oltre il concetto di utility back, passando nel corso degli anni dal ruolo di ala alla prima linea, tallonatore o pilone a seconda delle necessità: 330 presenze, record di sempre in 68 anni di storia miranese, 82 mete realizzate più una trasformazione, per un bottino personale di 412 punti realizzati in bianconero.
Tanta roba, insomma.
Più lineare il percorso di Andrea Zabbeo: seconda linea, i pistoni della mischia, fatica e orgoglio, totale di presenze con il cap messo in carniere contro il C.U.S. Padova domenica, 240.
Terzo di sempre nella classifica del Mirano, 15 mete realizzate per uno score personale di 75 punti.
Cifre che contano, certo, ma che raccontano fino a un certo punto la dedizione di Luca e Andrea alla maglia bianconera.
Perché può finire il tempo del rugby giocato, ma non esistono ne esisteranno mai ex rugbisti.
Negrato e Zabbeo, quindi, si meritano un grazie immenso non solo per quello che hanno fatto ma per l’esempio che lasciano a quanti in futuro vestiranno la casacca del Mirano e come loro, urleranno al cielo “BRANCA BRANCA BRANCA, LEON LEON LEON!”.
Maurizio “Ciappe Me” Toso.