Del gelido e lungo pomeriggio di sabato scorso, passato dall’Armata sul campo del rugby di Jesolo nell’ultima giornata dello Scampionato CORV, ci sarebbe molto da raccontare.
Un fatto però è decisamente più rilevante di altri e rimanda alle vicende che videro coinvolti, negli stessi luoghi, i nostri nonni e bisnonni esattamente 105 anni fa.
Oggi è difficile rendersene conto ma a due passi dal campo di Jesolo e dai campeggi intorno, dal borgo di Cortellazzo e lungo il canale Cavetta, correva la prima linea di difesa italiana: l’ultima a separare Venezia dagli austriaci durante la prima guerra mondiale.
La “guerra alla quota zero”, come venne poi chiamata, è infatti parte integrante di quella resistenza sul Piave che è poi entrata nella leggenda.
La storia è scritta, come sempre, dai vincitori ma in questo caso è fuori di ogni dubbio che i nostri, abbarbicati lungo una sottile striscia di terra, con la laguna allagata alle spalle e il nemico di fronte, fecero del loro meglio e fermarono l’invasore, qui come altrove.
Un particolare evento bellico di quei giorni, passato alla storia come “l’azione di Cortellazzo”, ha forti legami con gli accadimenti di cui l’Armata è stata protagonista.
Si tratta dello scontro tra 2 potenti corazzate, inviate dagli austriaci a bombardare le nostre posizioni, e i piccoli e velocissimi MAS italiani usciti da Venezia ad attaccarle: la lotta dei nani contro i giganti del mare.
Nonostante l’intenso fuoco di sbarramento, l’azione dei nostri piccoli battelli si rivelò talmente coraggiosa e decisa da costringere le corazzate austriache e la loro scorta alla ritirata.
I MAS rientrarono a Venezia “con qualche foro nello scafo” e gli austriaci fecero ritorno dalla loro parte dell’Adriatico.
Insomma un pareggio, che però agli italiani sembrò più prezioso di una vittoria.
A ben vedere c’è dunque più di qualche analogia con la Brancaleonica “azione di Cortellazzo” compiuta sabato contro la corazzata Valpolicella e conclusasi con un pareggio dal dolce sapore di vittoria.
C’è anche chi giura, dopo l’ennesimo bicchiere di recioto (Valpolicella doc) e con la bocca impastata di aioli (Arch doc), di aver udito tra il sibilo del vento, che gelido e impetuoso soffiava dal mare, il Piave mormorare: “non passa lo straniero” (zum zum).
A parte quella con il Valpo, le partite sono state tante e tutte meriterebbero un racconto ma l’altra che sarà sicuramente ricordata è la partita giocata dalla squadra Old di Jesolo contro quella del CORV.
L’hanno giocata, con la maglia dello Jesolo, i veterani dell’Armata che, nonostante il freddo e la fatica, hanno voluto rendere onore all’impegno di Luis (vero spirito rugbistico dal campo alle cucine) e mettere il primo mattoncino, speriamo, di una nuova storia di vecchi rugbisti.
A conclusione di un sabato di allegria e bel rugby, non è mancato nemmeno il miracolo, anzi due.
Il primo: la moltiplicazione dei pani e dei pesci (calamari) con la quale lo staff dello Jesolo e riuscito a sfamare un così grande numero di persone.
Il secondo: l’apparizione sul campo del nostro coach “Cinghio” che, dopo pochi minuti da giocatore, aveva già lo sguardo affranto della Madonna dei Sette Dolori e appena il fiato per mormorare un rosario (non propriamente santo).
Gera un fenomeno !!
Eta Beta
In allegato: un’immagine di sabato.