Under 14

U14: Una collaborazione per la crescita delle abilità individuali

​È nata un’importante sinergia tra la nostra U14 e Philippe Lebon. Ma di chi si tratta?

Philippe è un gentile signore nato in Francia 57 anni fa, in Italia dal 1998, padre di due figli.
Ma, dati anagrafici a parte, Philippe pratica il judo fin dall’età di 10 anni, con alti e bassi, senza mai smettere, arrivando fino alla cintura nera 3° dan; ha giocato anche a rugby prima a scuola, poi durante il servizio militare, ora con gli “Old” di Mirano. È quindi molto vicino al mondo del rugby e

alla nostra Società, in particolare.
Alex, educatore e allenatore della squadra assieme a Fabio e Andrea, ha subito colto l’opportunità e l’esperienza maturata da Philippe, sfruttando la sua grande disponibilità per un’interessante collaborazione.
Abbiamo la possibilità di scambiare due parole con il simpatico Philippe al termine di una seduta di allenamento.

Ciao Philippe, un purista ortodosso del rugby forse di chiederebbe: cosa ci azzecca il judo con il rugby? Secondo te non è un po’ come “mangiare i cavoli a merenda”?
Assolutamente no! E mi spiego subito. La tecnica di caduta del judo è fondamentale come nel rugby e chi non sa cadere non può praticare nessuno dei due sport!
Come saprai esistono tre tipi di caduta: in avanti, indietro e laterale. Poi c’è la lotta in piedi e a terra. Credi che questi siano aspetti sufficienti e importanti da apprendere per chi pratica il rugby?

Penso proprio di si! Ma come hai impostato il lavoro con i ragazzi?
D’accordo con lo staff U14, nell’ultima fase dell’allenamento propongo 15 minuti su diverse tematiche…

Quali sono?
Appunto come dicevo, si tratta di ovviamente di tecniche individuali per imparare a cadere con morbidezza, senza farsi male, gestendo il disequilibrio, vincendo l’innata paura del contatto con il suolo, ma anche tecniche di lotta e immobilizzazione…

Che tipo di risposta hanno dato i ragazzi?
Gli atleti sono entusiasti e il feed-back mi sembra molto positivo.

Non ci resta che ringraziare Philippe al termine di questa breve chiacchierata per il notevole entusiasmo, per le competenze e il tempo messi a disposizione. Attendiamo la verifica sul campo certi che l’interdisciplinarietà (che parolona!) è tra gli strumenti migliori per la crescita sportiva dei ragazzi.

Stefano D’Alterio

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